Rosh HaShanà, capodanno, ricorda la creazione del mondo e precisamente il sesto giorno quando la creazione fu compiuta nella dimensione materiale. Facendo memoria della creazione dell’uomo, si contempla il vero inizio del tempo nella sua percezione umana, cioè il momento “zero” dell’esistenza dell’uomo nella realtà.
È una ricorrenza alquanto diversa da tutte le altre perché ha un minore significato storico e nazionale e riguarda invece, in modo particolare, il singolo individuo. La celebrazione si distingue per il suono dello shofàr e per l’obbligo di fare teshuvà.
Rosh Hashanà cade il primo ed il secondo giorno di Tishrì che attualmente è il primo mese del calendario ebraico, anche se, nella Torà, è considerato il settimo.
In effetti nella Torà questa ricorrenza non viene mai ricordata come capodanno, ma come giornata (del ricordo) del suono dello shofar Yom (Zikrhòn) teru’à (Lev. 23:24; Num 29:1).
Nella Mishnà si discute di quattro diversi giorni in cui si celebra un “capodanno”: il primo di Tishrì è il capodanno per il conto degli anni, degli anni sabbatici e dei giubilei, mentre il primo giorno di Nissan, che è il primo mese per la Torà, il mese dell’uscita dall’Egitto, è il capodanno per i re e per le feste