La Comunità Ebraica di Firenze e Siena ringrazia tutte le istituzioni e i singoli che continuano a testimoniare solidarietà per il barbaro atto di terrorismo del 7 ottobre. Relativamente alle interviste, dichiarazioni e iniziative a livello locale che stanno riempiendo le pagine fiorentine e senesi dei giornali, ci teniamo a esprimere però sincera sorpresa per chi confonde piani che sono radicalmente diversi.
Una cosa è il conflitto fra le legittime aspirazioni di parte palestinese a una propria indipendenza e un proprio Stato, e le altrettanto importanti esigenze di sicurezza e di legittima difesa di Israele. Su questo, sul doloroso e da troppo tempo fermo processo che doveva portare ai due popoli e due stati, sappiamo che ci sono mille diverse opinioni, e come al solito rispettiamo ogni idea per quanto possa essere da noi lontana; non solo, preferiamo di solito il riserbo, non essendo un partito o un’associazione ma una comunità religiosa che non può e non deve esprimere una propria idea politica unificante. E siamo sempre aperti a ogni confronto e dialogo che cerchi di comprendere le ragioni dell’altro e di evitare di fomentare tifoserie degne di altre piazze.
Una cosa totalmente diversa è l’atto di barbarie compiuto dai miliziani di Hamas nei giorni scorsi. Come ha scritto con lucidità Bernard-Henri Lévy, “..gli assassini entrati come dei lupi nelle città israeliane non avevano nessuna ragione e non gli importava nulla di quello che aveva potuto dire o fare questo o quel governo israeliano… non avevano nessuna rivendicazione territoriale da far valere, nessun obiettivo di guerra da contrapporre. O se avevano un obiettivo… non esprimeva nient’altro, questo obiettivo, che l’odio puro e semplice, l’idea che il nemico sia di troppo su questa terra e la volontà, conseguentemente, di estirparlo.”
Chi sgozza bambini e massacra gli anziani non è un combattente, e il suo atto non può essere inserito in una lotta per una causa soprattutto da chi quella causa la appoggia e la sostiene. Questa distinzione deve risultare limpida a tutte le persone di buon senso, soprattutto a chi guida istituzioni culturali e religiose, a chi cerca un dialogo pur nella differenza di posizione, di opinione, di affetti. Associare la condanna di quell’atto di barbarie, che quello sì, rievoca i pogrom o le razzie del nazifascismo, a una supposta equazione fra Israele e la Germania nazista, è inaccettabile da chi il nazifascismo lo ha vissuto sulla propria pelle, ebrei e non.
Con questa intenzione, apprezziamo che dalla società civile sia emersa l’idea di una manifestazione, domenica, di solidarietà al popolo israeliano colpito da questo atto disumano. Saremo al fianco di chi scende in piazza, non per sostenere le ragioni nostre o di una parte del conflitto: come detto, questo è altro tema e spetta ad altri. Ma ci saremo per affermare la necessaria prevalenza dell’umanità sulla barbarie.
Enrico Fink (Presidente, Comunità Ebraica di Firenze e Siena)
Gadi Piperno (Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Firenze)