Rav Joseph Levi
Rabbino Capo di Firenze e Siena
Auguro a tutti voi un anno di crescita ebraica, emotiva, intellettuale e istituzionale, sperando che l’anno ebraico che sta per cominciare ci offrirà consapevolezza e saggezza per poter ricostruire il nostro ebraismo italiano caratterizzato da fortissima identità ebraica, amore per la tradizione e la Torà, grande spirito di democrazia e tolleranza, forte volontà di abbinare gli insegnamenti della Torà alle grandi scoperte e conquiste della modernità. Crescita emotiva per stringere legami con la collettività e la comunità, consapevoli del nostro futuro comune, senza soffocare l’identità e lo spirito individuale di ogni persona che cresce interiormente, senza assoggettare la collettività a dei protagonismi individuali. Crescita emotiva che ci permetta di essere fedeli agli ideali collettivi del popolo d’Israele, senza dover rinunciare al nostro percorso e vita individuale o di famiglia. Crescita intellettuale di limmud Torà, lo studio della Torà, senza il quale non possiamo conoscere e capire i valori e le modalità di vita che la Torà ci propone. Approfondimenti senza i quali non riusciremmo a capire la rilevanza degli insegnamenti della Torà per la nostra vita concreta in mezzo a una società che attraversa una profonda crisi di valori. Lo studio della Torà ed i sui valori, da parte di giovani e adulti, ci permetterà di capire come costruire la nostra vita ebraica oggi, affrontando con coraggio e maturità emotiva la crisi della nostra società odierna, proponendo nuovi valori e nuovi modalità di vita. Come amare e aiutare l’altro, lavorare per la creazione di una società giusta che metta l’altro al centro della sua attenzione, come creare tra di noi una microsocietà basata sui principi della kedushà, della sacralità della vita, della bella dimensione sacra della quotidianità, dell’amore e del rispetto reciproco dentro le nostre famiglie, verso e con i nostri figli, offrendo loro un esempio vivo e concreto di vita ebraica. Questa crescita emotiva e culturale ci permetterà anche di saper gestire meglio le nostre istituzioni e la nostra collettività, strutture regolate dallo statuto concordato fra le comunità ebraiche italiane, ma che deve essere animato dalla nostra presenza e volontà di contribuire al successo delle nostre comunità, offrendoci all’altro senza pretendere nessun ricambio; appartenenza volontaria, come per fortuna ormai lo è, non per avere o ottenere diritti, ma per aver l’occasione e l’opportunità di offrirsi agli altri, per vivere e collaborare assieme per la costruzione di una collettività sacra. Sperando che gli altri membri e le autorità comunitarie sapranno essere riconoscenti a chi offre il proprio cuore per aiutare l’altro, auguro a tutti quindi un anno ebraico 5772 di kedushà, di questo spirito ed emotività particolare che ci induce a trovare senso e piacere nell’offrirsi agli altri, condividendo le loro difficoltà e dispiaceri, offrendo loro il nostro aiuto e la nostra partecipazione, senza pretendere niente in ricambio, provando amore e rispetto per l’altro e per Hashem, nostro D-o eterno, presente nei nostri cuori e nelle nostre famiglie, nelle nostre collettività, di anno in anno, di generazione in generazione.
Con tanti auguri di felicità profonda a tutti voi, il vostro Rav.
Guidobaldo Passigli
Presidente Comunità Ebraica di Firenze e Siena
Gentili amiche e cari amici,
è trascorso un anno di lavoro intenso per il consiglio della nostra Comunità e crediamo di avere sempre operato le scelte giuste, secondo le possibilità anche finanziarie del momento; certo è però che il cammino da fare è ancora molto lungo. Non vi nascondo che qualche volta sono stato preso dallo sconforto, vedendo che ad un problema risolto se ne sostituisce spesso uno nuovo inaspettato e imprevedibile. Che cosa ci manca per avere un po’ più di tranquillità? Certamente le risorse finanziarie, perché senza queste ben poche iniziative si possono sostenere; ma non solamente. Percepisco una certa mancanza di volontà di molti dei nostri iscritti a considerare la Comunità come una cosa propria, come la stessa propria casa, come la stessa propria famiglia.
In occasione del VI Congresso dell’U.C.E.I. tenutosi nel dicembre 2010 la nostra comunità è risultata essere la terza in Italia per numero di iscritti, dopo Roma e Milano. Noi forniamo tanti servizi, ma fino a quando potremo continuare? Io non nutro eccessive speranze che il gettito di contributi degli iscritti possa aumentare fino ai livelli correnti esistenti in altre comunità di dimensioni simili alla nostra; perciò non c’è che sperare che il turismo riprenda ai livelli migliori di alcuni anni fa; come ultima risorsa, da non sottovalutare, c’è quella di sollecitare delle donazioni in vita. Rimane da ultima la alternativa del ridimensionamento o della cancellazione di alcuni servizi (Casherut? Ufficio rabbinico? Talmud Torà? Nido ed asilo? Cimitero? Valorizzazione e mantenimento del patrimonio storico-architettonico-artistico?)
Per il bene della nostra comunità, chiedo che ci sia una attenzione maggiore da parte di tutti gli iscritti, e che insieme si possano trovare le risorse che ci mancano.
È con questo augurio che mi rivolgo a tutti voi, invocando per le vostre famiglie un nuovo anno 5772 di salute e di prosperità, e per Israele di conseguire progressi sulla strada della pacificazione con i popoli vicini. Shanà tovà.