Un Giuseppe Mazzini sentimentale e affettuoso, lontano anni luce dall’immagine fredda e severa che si usa avere di lui. È quello delineato dalla professoressa Gigliola Mariani nel corso della conferenza Da Margaret Fuller a Sara Nathan: una rete di donne per Giuseppe Mazzini. L’epistolario del profeta in esilio, evento organizzato dalla Regione Toscana nella sala Gonfalone di Palazzo Panciatichi in collaborazione con l’Associazione Donne Ebree d’Italia nell’ambito del calendario di eventi che celebra i 150 anni di Unità italiana. L’intensa ora di lezione della professoressa Mariani, introdotta dagli interventi del consigliere regionale Daniela Lastri e del presidente della sezione fiorentina dell’Adei Evelina Gabbai, ha aperto inaspettati e suggestivi squarci di vita privata sul patriota genovese, con particolare attenzione al grande sentimento di fiducia e stima che Mazzini nutriva per il gentil sesso. Quasi una devozione quella di Mazzini per le donne, una devozione che ritorna come una costante nel vastissimo epistolario intrattenuto con quelle che più gli furono al fianco in alcuni momenti chiave della sua esistenza: durante il lungo esilio londinese, nell’appassionante esperienza della Repubblica romana e sul finir di vita quando un Mazzini ormai stremato fisicamente riparò nella casa dei Nathan a Pisa per morirvi nel marzo del 1872. L’inglese Margaret Fuller e l’ebrea pesarese Sara Nathan (madre del futuro sindaco della Capitale Ernesto Nathan) sono scelte dalla Mariani come poli di quella fitta rete di amicizie femminili. Entrambe aderirono entusiasticamente al credo mazziniano, adoperandosi ciascuna a modo suo per tener vivo il sogno di patria propugnato dal padre della Giovine Italia. Scrivendo articoli per la stampa anglosassone, avvicinando alle posizioni di Mazzini esponenti della classe politica internazionale, sostenendo economicamente le sue imprese. Nelle lettere di Mazzini emerge tutta la gratitudine per queste e per le altre donne della rete. Righe su righe di emozioni che vogliono essere un abbraccio virtuale: il suo è un linguaggio fresco e talvolta denso di sentimento che impone una seria riflessione sulla considerazione in parte stereotipizzata che si ha oggi del personaggio. In alcune epistole un Mazzini poetico parla infatti con prosa struggente di tramonti e solitudine oppure ancora si presenta, lasciando spazio a interpretazioni postume, come “l’uomo delle fragole” in ricordo di chi sa quale scampagnata fuori porta. Il Mazzini fiero e risoluto nell’agire convive quindi con un Mazzini tenero e affettuoso che sa emozionarsi per la grazia del creato. Il ritratto inedito della professoressa Mariani consegna al pubblico, numeroso e partecipe, un quadro affascinante su una figura fondamentale della nostra identità nazionale lanciando in chiusura lo spunto, immediatamente raccolto dal consigliere Lastri, di dedicare a ulteriori sessioni di incontro l’approfondimento del tema dell’influenza “rosa” nella straordinaria vicenda umana di Mazzini e più in generale al contributo dato dalle donne nella battaglia di unità e giustizia propria del Risorgimento italiano.
Adam Smulevich